Non si smette mai di essere figli, anche quando si diventa genitori.
Avevo promesso che avrei rimesso le dita sulla tastiera presto, non è presto come volevo ma ci sono! L’ispirazione ha atteso l’ultimo giorno del 2022.
Da un paio di anni il mio 31 dicembre è un po’ cambiato e proprio per questo la mente torna a quelli prima vissuti.
Faccio una premessa, dalle mie parti, le festività natalizie vengono prese molto sul serio, si sta a tavola dal 24 dicembre al 6 gennaio (se il 7 non è domenica!). E la mia famiglia è legata alle tradizioni.
La spesa si è sempre fatta “prima”, prima della calca, prima che la qualità scenda, prima che i prezzi aumentino troppo. Così si va al mercato a prendere il baccalà sottosale, che “addà spugnà” (deve stare in acqua) almeno una settimana altrimenti non dissala. E ci devi tenere il pensiero, perché va cambiata l’acqua ogni paio d’ore altrimenti non viene buono. Praticamente è come avere un neonato che va nutrito!
Pian piano il frigo si riempie di ogni ben di Dio che però non si può toccare che “è p’Natal!”.
Nel frattempo anche la credenza si presenta più piena del solito e il profumo in casa è da diabete olfattivo. Eh sì, i dolci, i dolci natalizi campani, laziali e salentini ( vantaggi di aver vissuto in mezza Italia).
A casa mia i dolci si preparano insieme all’albero di Natale, l’otto dicembre. Si accendono le lucine e anche il forno. La cioccolata si spreca, come farcitura e come copertura, non è il periodo giusto per contare le calorie!
Pensate che sia tutto?! E vi sbagliate! Mentre sotto gli abeti di tutto il mondo ci sono pacchetti e regalini, sotto il nostro c’è “u’canistr”. U’canistr è l un cesto ricolmo di frutta secca, torroni, pandori e panettoni. Va bene essere legati alle proprie tradizioni ma al pandoro e al panettone non sa rinunciare nessuno!
Ora mentre sono in auto, direzione Caserta, con la pancia che brontola al pensiero delle cose che ho scritto, ripenso ai capodanni passati a casa dei miei ed ho proprio voglia di raccontarli.
La giornata iniziava con il camino acceso presto, perché oggi sul fuoco vivo si cuociono i ceci nel “pignatiello” (un coccio). L’addetto ai ceci è mio padre, che approfitta della giornata per non uscire di casa e accogliere tutti gli auguri di San Silvestro.
Sul tavolo della cucina non si fa colazione, perché è pieno di farina, c’è mia madre che impasta le “pettole”, una pasta fresca che poi verrà condita con i ceci. Come tutte le paste fresche anche le pettole devono asciugare e così sedie e panche si riempiono di lingue di pasta che non si asciugano mai per bene, ma che sono sempre buonissime.
C’è sempre qualcosa che manca, solitamente i limoni per condire il pesce, così inizia il pellegrino alla bottega più vicina.
A pranzo, naturalmente, non si mangia. E mentre sei preda dei gorgoglii di stomaco con tutti i profumi che pervadono la casa le uniche cose che puoi mangiare sono broccoletti e baccalà lesso.
La cena inizia alla fine della messa serale (19.30) per protrarsi il necessario a presentare tutte le portate, tra cui la preferita dei bambini, la frittura di pesce. In freezer ci sono le anguille, congelate per evitare fughe rocambolesche dal frigo e anche la tortura di sopprimerle. Il pesce è da pulire ed impanare ed è qui che finalmente la protagonista diventavo io!
“Allunghiamo il tavolo che siamo in tanti stasera e comunque ci serve spazio anche per giocare a carte”. “Pieghiamo i tovaglioli che sembrano eleganti”. “Quanto manca per le pettole? Io le voglio riposate!”.
In strada non c’è più nessuno eppure si sentono alcuni petardi, inspiegabile! Tutti a casa, tutti a tavola, tutti insieme per salutare l’anno vecchio e festeggiare quello nuovo.
Ah l’anno nuovo si festeggia con un pranzo degno del cenone, perché al Sud le feste sono magnificamente mangerecce!
Da un paio di anni non partecipo ai preparativi del Cenone ma arrivo che il pesce è già stato impanato e fritto, la verità è che mi è sempre piaciuto più preparare che festeggiare, (come il sabato del villaggio), con la festa prima della festa.
Come si dice dalle mie parti “Buona fine e buon principio!” Ci rileggiamo all’anno nuovo.
La Paoletta